I Volti del Farmaceutico - Napoleone Ferrara
Silvia Vernotico
Nasce e cresce a Catania da mamma insegnante e papà giudice. Benché affascinato dalle aule di tribunale dove il padre sovente lo porta, la sua curiosità si sposta verso un altro campo. É suo nonno materno, insegnante di scienze, ad esercitare la maggior influenza su Napoleone.
A quel tempo, la facoltà di medicina sembrava essere la via più logica se si voleva intraprendere una carriera nella ricerca. Nel 1981 Napoleone si laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università della sua città natale. Nel 1983 vince una borsa di studio presso l'University of California, San Francisco, e vola in America per continuare i suoi studi nell'Istituto di ricerca per il cancro.
Nel 1988 gli arriva una proposta di lavoro da parte di Genentech. Napoleone non può che accettare.
Dopo poco più di sei mesi dal suo ingresso in Genentech, riesce a purificare e determinare la sequenza di amminoacidi di VEGF, una proteina determinante nel favorire la crescita delle cellule vascolari. ll VEGF era un regolatore chiave dell'angiogenesi. Era chiaro a tutti che sviluppare anticorpi contro il fattore di crescita avrebbero bloccato la crescita del tumore. Napoleone Ferrara riesce a sviluppare anticorpi anti-VEGF, primo tra tutti il bevacizumab (Avastin), aprendo la strada per una nuova classe di farmaci.
Nel 1994, Ferrara comincia ad occuparsi delle malattie della retina.
Ferrara e i suoi colleghi valutano la possibilità di far arrivare il bevacizumab, all'occhio iniettando nel flusso sanguigno. Temono, tuttavia, la presenza sistemica di un agente che interferisce con la formazione di vasi sanguigni in una popolazione anziana con elevato rischio di malattie cardiovascolari. Pertanto, gli scienziati scelgono di iniettarlo direttamente nell'occhio.
Con questo obiettivo in mente, Ferrara e Henry Lowman (Genentech) sviluppano un derivato più piccolo dell'anticorpo anti-VEGF, Ranibizumab, con l’idea che esso avrebbe penetrato la retina meglio del suo progenitore, sarebbe stato più potente e avrebbe portato un rischio minore di risposte infiammatorie.
Nel 2000, Ferrara e i suoi colleghi iniziano uno studio clinico. Le sperimentazioni multicentriche su più di 1000 pazienti portarono a risultati incoraggianti. Il farmaco non solo arresta la perdita della vista, ma migliora la vista in molti pazienti dopo un anno di iniezioni mensili.
Il 30 giugno 2006, l'FDA approva la molecola Ranibizumab che arriva sul mercato con il nome commerciale di Lucentis per il trattamento della degenerazione maculare nell’occhio.
Due anni prima, il composto progenitore, l’Avastin, era stato approvato per il cancro del colon metastatico.
Il lavoro di Ferrara ha rivoluzionato la qualità della vita per migliaia di pazienti affetti da tumori, e i suoi anticorpi sono entrati a far parte del trattamento standard di alcune neoplasie.