HOT THIS WEEK IN FARMACEUTICA YOUNGER N.83

Silvia VernoticoSilvia Vernotico

Silvia Vernotico

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Abbiamo assistito nelle ultime settimane ad una nuova ondata di acquisizioni che si è registrata nel settore biotech e ha visto protagonisti i colossi dell’industria farmaceutica. Tre le importanti acquisizioni: l’acquisizione di Tesaro da parte di GSK ($5.1 miliardi), quella di Loxo Oncology da parte di Eli Lilly ($8 miliardi) e la mega acquisizione da $74 miliardi, tra contanti e azioni, che ha portato Bristol-Myers Squibb ad acquisire la biotech Celgene.

GlaxoSmithKline torna così a occuparsi di oncologia che aveva abbandonato nel 2014, quando aveva ceduto le sue attività nel settore a Novartis per la cifra di $16 miliardi, acquisendo dalla stessa la divisione vaccini (esclusi quelli influenzali). Acquisendo Tesaro, la Big Pharma britannica fa suo niraparib, un inibitore orale del PARP (poly ADP ribose polymerase) approvato per il tumore ovarico con e senza mutazione BRCA e già in commercio, insieme ad altri farmaci in pipeline.

L’inizio del nuovo anno ci ha regalato una delle più importanti fusioni di tutti i tempi nel settore farmaceutico, quella tra il colosso statunitense Bristol-Myers Squibb e la biotech Celgene. Grazie all’accordo Bristol-Myers Squibb farà suoi nove farmaci. Tra essi, uno dei farmaci oncologici di maggior successo degli ultimi anni, Revlimid, un prodotto che ha rivoluzionato la terapia del mieloma multiplo. Inoltre BMS aggiunge la tecnologia CAR-T al suo ricco portfolio di immunoterapici. Celgene acquistò nel 2018 Juno Therapeutics, una azienda biotech che aveva portato allo sviluppo terapie CAR-T per la cura di particolari tumori solidi. L’accordo porterò alla nascita di un colosso nel campo della biofarmaceutica e arricchirà di nuovi prodotti i settori oncologico, immunologico e cardiologico.

A ruota è seguita l’acquisizione di Loxo Oncology da parte di Eli Lilly che consentirà a quest’ultima di aggiungere al portafoglio di suoi antitumorali che includono Alimta (tumore al polmone) e Erbitux (tumore colon-retto), Vitrakvi per combattere i tumori solidi localmente avanzati o metastatici, che presentano fusioni geniche di NTRK. Loxo Oncology ha un approccio unico nel suo genere che si basa sullo sviluppo di terapie oncologiche che puntano ad indentificare caratteristiche genetiche comuni dei tumori da trattare indipendentemente dall’organo bersaglio.

Ma le acquisizione non finirebbero qui. Anche Teva e Sanofi si stanno muovendo in questo senso. L’azienda di bandiera israeliana sta pensando di cedere l’unità Oncotest che commercializza prodotti diagnostici per test genetici in ambito oncologico. Sempre nei primi giorni dell’anno Sanofi ha stretto un nuovo accordo con la biotecnologica tedesca BionTech. A quanto pare le due società hanno stretto un ulteriore accordo per la sperimentazione clinica di nuove immunoterapie.

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