HOT THIS WEEK IN PHARMACEUTICAL CHEMISTRY N.28

Silvia VernoticoSilvia Vernotico

Silvia Vernotico

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I ricercatori dell’IRCCs di Candiolo e dell’Università di Torino hanno pubblicato il loro studio dal titolo Inactivation of DNA repair triggers neoantigen generation and impairs tumour growth su Nature, con l'obiettivo di rendere le cellule tumorali visibili al sistema immunitario, riuscendone così a bloccarne lo sviluppo. La prestigiosa rivista scientifica Nature pubblica i risultati ottenuti dopo quattro anni di esperimenti all’Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo, in collaborazione con l’Università di Torino aprendo una nuova strada nel campo dell’immunoterapia. Sono stati coinvolti anche l’Istituto Nazionale dei Tumori, il Niguarda Cancer Center e l’Università di Milano per futuri sviluppi clinici.

Il Prof. Alessandro Bardelli, direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare e docente del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino spiega così il frutto della loro scoperta:

“Sappiamo che molti tipi di neoplasie riescono a mascherarsi e, eludendo i meccanismi di difesa, si diffondono nell’organismo. Ci siamo chiesti come affrontare questo problema partendo dalla cellula tumorale, per poi vederne gli effetti sul sistema immunitario. Abbiamo ipotizzato che inattivando il processo di riparazione del DNA di una cellula si inducessero nuove mutazioni, alcune di queste dette ‘neoantigeni’, riconoscibili come estranee e quindi attaccabili dal sistema immunitario. Perciò abbiamo modificato un tumore, che possiamo paragonare a un velivolo stealth, e cioè invisibile, in uno che può essere individuato dai radar ed intercettato dai nostri sistemi di sicurezza: usando una nuova tecnologia genetica abbiamo costretto cellule di tumori del colon e del pancreas ad uscire allo scoperto e a diventare un bersaglio da aggredire e neutralizzare per le cellule del sistema immunitario."

Lo studio si sta indirizzando verso farmaci antitumorali, che come effetto collaterale causano danni al DNA, provocano la formazione di neoantigeni che possono risvegliare il sistema immunitario. Ci sono già potenziali candidati pronti per futuri sviluppi clinici.

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