I flop del farmaceutico
Silvia Vernotico
Era il 22 marzo 1993 quando un aereo con a bordo Carlo Sama, ex amministratore delegato di Montedison atterrò all'aeroporto Arlanda di Stoccolma.
Carlo aveva un compito molto preciso da portare a termine.
Liquidare il sogno italiano di avere una multinazionale italiana del farmaco,
Circondato da interpreti e portaborse, l'amministratore delegato Montedison era lì per vendere ai manager della Kabi Pharmacia i gioielli di famiglia: Farmitalia Carlo Erba ed Erbamont, quotata a Wall Street e proprietaria dei raffinati Adria Laboratories.
Avrebbe così portato nelle esangui casse del gruppo più di duemila miliardi di lire, liquidi necessari, dopo decenni di scelte imprenditoriali sbagliate e montagne di soldi spesi in tangenti.
Montedison tracollò e pochi mesi dopo Sama era in galera, sotto il torchio del sostituto procuratore Antonio Di Pietro.
Fu la rappresentazione tangibile del fallimento di un'impresa nazionale e delle ragioni che hanno portato il paese fuori dal grande gioco della farmaceutica mondiale. Peccato perchè le basi per fare bene c’erano eccome: una molecola di punta come adriamicina e l’allora protagonista dell'oncologia mondiale, l’Istituto Nazionale dei Tumori.