Il caso Cronossial nella vita di Rita Levi-Montalcini
Silvia Vernotico
Legato al nome della scienziata italiana Rita Levi-Montalcini, di cui quest’anno ricordiamo i dieci anni dalla sua scomparsa, vi è uno dei casi più controversi della storia dell’industria farmaceutica, il caso Cronossial.
La casa farmaceutica Fidia nel 1975 chiede a Rita di farle da testimonial. In cambio l'azienda versa 50 milioni di lire per le ricerche della studiosa. Nel 1975 la Fidia ottiene la registrazione di un farmaco, il Cronassial, un estratto di cervello bovino pubblicizzato come curativo delle “neuropatie periferiche di natura dismetabolica o di altra origine anche decorrenti con manifestazioni infettive tossiche o traumatiche causate da malattie generali“.
Nel 1986 Rita riceve, insieme a Stanley Cohen, il Nobel per la scoperta dell’NGF. Nel suo discorso di ringraziamento dinanzi alla stampa mondiale, la scienziata italiana si rivolge riconoscente “agli amici della Fidia” che l’hanno aiutata nelle sue ricerche. Per Fidia e il suo Cronassial è un trionfo. Il Cronassial diventa uno dei farmaci più venduti in Italia. La Fidia balza così a 420 miliardi di lire di fatturato e si colloca al quarto posto nella classifica delle industrie farmaceutiche in Italia.
Ma nel 1989 un neurologo tedesco scopre una correlazione tra l'uso del Cronassial e lo sviluppo in alcuni pazienti della sindrome di Guillain-Barré, una gravissima malattia neurologica che paralizza gli arti e uccide un paziente su dieci. Il farmaco viene immediatamente ritirato dai mercati di Germania, Gran Bretagna e Spagna, mentre negli Stati Uniti non otterrà mai la registrazione. In Italia viene ritirato soltanto nel 1993.
Quando le si ricordava la vicenda, Rita rispondeva:
Certo, non nascondo che mi importunava vedere talvolta il mio nome legato a quello della Fidia. Ma pensavo che fosse il prezzo da pagare, non me ne importava niente pur di avere qualche aiuto per la ricerca. Se impediamo all’industria di aiutare il laboratorio, noi moriamo.