Storia di una sbornia salvata dall'ibuprofene
Silvia Vernotico
Stewart Adams si trovava a Mosca per l’annuale conferenza di farmacologia. Sedeva tranquillo nella hall dell’hotel dove era appena arrivato, quando un gruppo di russi gli si avvicinò. Sarebbe stato troppo scortese per lui rifiutare dell’ottima vodka russa offertagli. Non era certo leggera come quella inglese la vodka che bevve quella sera. Il mattino seguente a dargli il buongiorno fu un terribile mal di testa post sbornia.
Peccato che di lì a poco avrebbe dovuto parlare al congresso, davanti ad una platea di gente, un’impresa a dir poco ardua nelle sue condizioni. Frugò nella valigia. Forse aveva con sè delle compresse, si proprio quelle che lui aveva sintetizzato. Ne prese 600 mg, tanto gliene bastava per stare meglio. Funzionò e il dott. Adams era come nuovo, pronto a salire sul palco.
Nel 1983 l’ibuprofene venne immesso sul mercato con il nome commerciale di Nurofen, diventando uno dei farmaci più venduti al mondo.
Ho sempre pensato che se dovevo chiedere a dei volontari e poi a dei pazienti di prendere questi farmaci avrei dovuto essere preparato a prenderli io per primo.